Torniamo a parlarvi di Felice Di Maro e dei suoi interessanti articoli sull'archeologia della nostra cittadina. Buona lettura a tutti!
Un indicatore dei commerci con la Daunia alla foce del Tronto*
Tra
il 1991 e il 1993 veniva individuato il sito della città diTruentum anche nota come CastrumTruentinum nella località Case Feriozzi di Martinsicuro1.
L’area di scavo veniva formalmente riconosciuta come area archeologica nel 2001
e fra il 2002 e 2004 veniva condotta una prima ampia esplorazione anche sul
sito di Colle Di Marzio da cui ha avuto origine l’insediamento alla foce del
Tronto. Dalla Fig.1 si vede come per la sua posizione questo insediamento
collinare dominava la vallata del fiume Tronto e per il suo sbocco sul
mare sicuramente svolgeva funzioni di approdo portuale. Al riguardo si tenga
conto che il mare è arretrato di circa 1200 metri “mentre mutamenti molto più contenuti” come dice Staffa si sono “verificati nel tratto finale del fiume
prima della foce, che risulta attualmente ubicato soli 60/80 a nord dell’alveo
d’epoca romana” 2.
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Colle
Di Marzio si è rivelato un abitato protostorico che era già stato individuato
con limitati scavi negli anni Cinquanta del secolo scorso quando è stato messo
in luce un fondo di capanna scavato sul fianco della collina la cui sommità era
stata in tempi recenti trasformata in un laghetto. Sia con l’adattamento della
sommità del colle e sia con lavori agricoli il villaggio è andato distrutto3.
Il deposito pur essendo stato in parte intaccato dai lavori agricoli ha
restituito frammenti di ceramica della cultura picena. Due sono le categorie,
impasto grossolano, 164 pezzi4, e quella di impasto più depurato e
di accurata esecuzione con 88 frammenti5.
I
dati archeologici testimoniano l’esistenza di due ampi terrazzamenti sui quali
sono state documentate una serie di grandi capanne parzialmente interrate sul
lato verso il monte sulla parte più alta del versante nord. Il primo e più alto
dei due terrazzamenti si è presentato interamente collassato franando ma il
secondo si è conservato ed è stato parzialmente protetto dal collasso del
terrazzo superiore. Aveva una profondità di m.1.60.-2.00 con piani di vita di
almeno due grandi capanne con buchi di palo e focolari e nell’insieme hanno
restituito materiale ceramico della tarda età del bronzo.
Con
gli scavi dell’Università di Pisa del 1960 e con quelli recenti del 2003-2004 della
Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo sono state documentate ceramiche anche ceramiche protogeometriche6
dei secoli XI-X a. C. che testimoniano contatti commerciali che dovevano
essersi sviluppati con il primitivo approdo naturale esistente alla foce del
fiume. Tali materiali hanno una cronologia tra la media età del bronzo e la
tarda età del bronzo nonché la prima età del ferro. Durante le stesse campagne
di scavo sono state raccolte tre forme di fusione che documentano un’intensa
attività metallurgica e una fornace orizzontale
con scorie di lavorazione in bronzo e in ferro sia sul piano di vita (Unità
stratigrafica 1) e sia sul lembo di pavimento in ciottoli (Unità stratigrafica
17). Un elemento in bronzo a T è stato riconosciuto come parte di uno strumento
e forse di uno scalpello in bronzo utilizzato per produrre manufatti7.
La
ceramica dipinta del tipo Geometrico è rappresentata da un frammento di vaso
che è probabilmente da ricondurre ad un’area di produzione dauna8. Si tratta di un ritrovamento importante (Unità
stratigrafica 17) e si pensa che sia giunto a Colle Di Marzio tramite il
sottostante approdo naturale che si trovava alla foce del Tronto. Chiaramente documenta la presenza di ceramica
fine da mensa con decorazione geometrica dipinta di colore bruno-nerastro.
Viene classificato tra l’XI e il X sec. a.C. e sicuramente fa parte di copie di modelli
similari che sono stati importati dal Mediterraneo Orientale. Testimonia
attività commerciali attraverso l’Adriatico. Questo frammento che è stato ricomposto è un insieme
formato da tre frammenti chiaramente più piccoli e oltre ad aver avviato nuove
analisi come reperto archeologico è un indicatore dei commerci con la Daunia, area
che ha avuto con l’Egeo frequentazioni di rilievo.
Che la Daunia abbia preso il nome da re Dauno di stirpe illirica,
a differenza delle altre regioni japige che risentirono maggiormente gli influssi ellenici non è documentato. Noto è che sviluppò contatti con popoli e culture diverse
e soprattutto con i Liburni. La civiltà daunia attraversò l'età del
ferro presenta fino al IV sec. a.C. caratteristiche di rilievo ma con la romanizzazione
perse la propria identità culturale. Il territorio su cui si sviluppò la
civiltà daunia comprendeva l'attuale provincia di Foggia dal fiume
Fortore a Nord fino al fiume Ofanto a sud, compresi il Gargano e le prime
propaggini appenniniche ad occidente. Una caratteristica di notevole
interesse della civiltà daunia è costituita dalle stele daunie che sono
delle grandi lastre rettangolari scolpite in pietra calcarea.
Ecco
come Guzzo la presenta: “Il mito e
l'epica greco-arcaici hanno collegato ai D. in specie l'eroe Diomede, che
avrebbe fondato Arpi, capitale di quel popolo; a Lucera sarebbe stata venerata
un'antichissima statua in legno di Athena Iliaca. Da un punto di vista
archeologico, l'identificazione di una cultura materiale definibile ''daunia''
appare possibile almeno dal 9° sec. e la si può seguire fino al 4°-3° sec., in
un territorio che, comprendendo sempre l'attuale provincia di Foggia, conosce
ampliamenti a destra del fiume Ofanto, fino a Ruvo di Puglia, entro il 6°-5°
sec.; in parallelo nel Melfese (attuale provincia di Potenza) le particolarità
culturali daunie si possono attestare dalla fine dell'8° a tutto il 5° secolo. Per quanto riguarda il termine cronologico più antico,
si è documentata una continuità di frequentazione degli insediamenti ancora dal
periodo precedente del Bronzo finale (Monte Saraceno; Punta Manaccore; Coppa
Nevigata): tuttavia la possibilità d'identificare una cultura distinta non
risale oltre il 9° secolo”9.
Guzzo
delinea anche un quadro archeologico che con il nostro frammento ben si
relaziona. Dice (op.cit. nota 9) che “La produzione più
abbondante e caratteristica è costituita dalla ceramica: il 9° e l'8° sec.
vedono le classi del Geometrico Protodaunio (Antico, Medio, Tardo) e
si tratta anche di ceramica fine da mensa. Il frammento di Colle Di Marzio presenta
proprio una decorazione geometrica dipinta di colore bruno-nerastro. Sia nella
parte superiore e sia in quella inferiore reca un motivo a zig-zag con triangoli
inscritti tra bande orizzontali parallele e bande più larghe. Nella parte
centrale presenta un tremulo orizzontale (Pannello 9 Antiquarium di
Castrum Truentinum – Martinsicuro s.v. qui anche nota 8).
I primi Greci che vennero in Italia furono i
Micenei tra il XIV e l’XI sec. a.C. e sono documentati stanziamenti e traffici
poi furono gli Eubei che colonizzarono l’Occidente mentre la penetrazione dei
Greci nell’Adriatico e in Italia del Nord pur avendo contatti diretti diversamente
dall’isola d’Ischia non fondarono stanziamenti di rilievo. Pithekoussai
nell’isola d’Ischia (s.v. D. Ridgway, L'alba della Magna Grecia, Longanesi ed., Milano,
1984 - Giorgio Buchner, Costanza Gialanella, Museo archeologico di Pithecusae, isola d’Ischia, Istituto
poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1994) nasce
all’inizio dell’VIII sec. a.C. e successivamente l’area costiera compresa tra
il Po e Ancona verrà occupata da Veneti, Umbri e Piceni. L’insieme delle culture
dell’età Geometrica che dalla Grecia sono state importante in Italia hanno
determinato cambiamenti notevoli non solo negli stili di vita ma
complessivamente per l’economia. La trasmissione delle tecnologie per lavorare i
metalli e l’idea di città-stato in seguito sono diventati valori permanenti come
anche la rappresentazione artistica della figura umana.
La
prima età del ferro, IX-VIII sec. a.C., come le documentazioni archeologiche
evidenziano per il Colle Di Marzio alla foce del Tronto e complessivamente tra
la zona dell’odierno Abruzzo e le Marche è stata molto importante per il
popolamento dell’area. Plinio il Vecchio offre al riguardo anche una notizia
che l’archeologia ha documentato. Dice che “Truentum cum amne, quod solum Liburnorum
in Italia relicum est”10. Truentum come dice Plinio rappresenta ciò
che resta dell’insediamento dei Liburni
in Italia e questo significa comunque che l’area era quanto meno frequentata
dai Liburni e poiché provenivano dall’altra sponda dell’Adriatico avevano in
loco una base funzionale presso l’approdo alla foce del Tronto e quindi con il
villaggio, oggi denominato Colle Di Marzio.
I Liburni, Λιβουρνοί, erano un popolo dell'Illiria, parte
occidentale della penisola balcanica verso la costa sud-orientale del Mare Adriatico, aveva lingua indoeuropea. Le principali città erano Apollonia, Epidamno, Skodra (l'odierna Scutari in Albania) e Rhizon (Risano, oggi in Montenegro). In base a dati toponomastici si può
pensare che i Liburni avessero anche in Italia forse più sedi oltre a quella
alla foce del Tronto. Non è da escludere che sulla costa del Piceno potessero
esistere altri stanziamenti almeno considerando che quando i Corinzî fondarono
la colonia di Corcira avrebbero forse cacciato una preesistente popolazione
liburnica.
Chiaro appare che i Liburni giocavano un ruolo importante a livello
di traffici commerciali. Strabone presentando l’area dice che «….poiché il Tronto risulta navigabile per
qualche miglio controcorrente, il luogo offrì, per la modesta proporzione dei
primi tempi, innumerevoli vantaggi per lo sviluppo del traffico. E poiché
dominava il passaggio fluviale e in più il collegamento della via Salaria con
la strada della costa, ha acquistato un’importanza oltre che mercantile strategica»
e l’archeologia con i reperti del Colle Di Marzio ha documentato questi
traffici in relazione ai “primi tempi“
dei quali parla11 e che non possiamo naturalmente datare con esattezza.
Con questo quadro il frammento
di vaso12 si presenta
come un indicatore dei commerci con la Daunia alla foce del Tronto ed è quanto
meno pensabile che sia stato scambiato insieme ad altri pezzi tramite
l’attivismo dei Liburni. Si tenga conto che sulla parte orientale
dell’Adriatico i greci non riuscivano direttamente a fare scambi per le ben
note bocche di Cattaro perché erano frequentate dai pirati: sono una serie di
insenature della costa - odierno Montenegro - che essendo costituite da ampi
valloni fra loro collegati si inseriscono profondamente nell'entroterra. Il fenomeno
della pirateria è ricorrente ma non è sempre intenso e non è detto che possa aver
sempre condizionato i traffici. Ecco allora che il ruolo dei Liburni potrebbe
anche essere inteso come garanti nel senso che non partecipavano direttamente a
questi traffici ma non li ostacolavano.
A sud e lungo le coste del Mare
Adriatico in generale gli illiri subirono molto l'influenza
dei greci, l'odierna città di Durazzo si
sviluppò da una colonia greca, Epidamno, fondata alla fine
del VII secolo a.C. Un'altra famosa colonia greca, Apollonia sorse
tra Durazzo e
la città portuale di Valona. Gli illiri scambiavano bestiame, cavalli,
prodotti agricoli e forgiati nel rame locale e nel ferro nonché beni di lusso. Chiaramente
furti, guerre e attivismo dei mercenari nonché pirateria erano attività ordinarie tra le popolazioni
illiriche e proprio i pirati furono una lunga piaga per le imbarcazioni che
solcavano l'Adriatico.
Fig.2 da M. Luni in
Piceni – Popolo d’Europa, Le vie e
i luoghi dello scambio – I. Itinerari e scali marittimi, Fig.112
p.144.
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La Fig. 2 mostra le direttrici degli scambi e
sono indicate le rotte sull’Adriatico
tra la tarda età del Bronzo e l’età del Ferro e come si vede si orientano tra
sud nord e viceversa. De Iuliis13 recentemente ha scritto che “in
merito alla presenza di ceramica dipinta pugliese”, riferendosi ai rinvenimenti
di Colle di Marzio e di Fortellezza di
Tortoreto Alto, queste località “potevano essere degli scali intermedi sulla
rotta che metteva in contatto la Daunia con il Caput Adriae e la slovenia nella quale è diffusa la presenza di
questa classe ceramica, presenza con ogni probabilità è da collegare all’approvvigionamento
del ferro sloveno”.
Piceni del Colle Di Marzio e Liburni che
facevano parte dell’Illiria scambiavano oggetti di metallo e chiaramente il
nostro frammento13 poiché proviene da una stratigrafia di scavo
sicura ci indica che esisteva una rete commerciale14 della quale
Colle Di Marzio ne era uno degli approdi. In Fig.3, Luni presenta la
frequentazione della rotta costiera occidentale e orientale dell’Adriatico e
così la descrive: “Ormai certa è la
frequentazione della rotta costiera occidentale verso la Magna Grecia e la
stessa Grecia, con attraversamento dell’Adriatico nello stretto di Otranto.
Essa era utilizzata unitamente a quella lungo la costa occidentale, con
traversata all’altezza di Zara (Croazia)
e del Conero (Ancona), nel punto di
minore larghezza”15.
Fig.3 da G. De Iuliis, L’insediamento protostorico di Colle Di Marzio di Martinsicuro, p.15, Fig.5. |
Chiaramente sono esistite sia quella
occidentale e sia quella orientale. Se fosse stata attiva solo quella
occidentale risulterebbero non comprensibili i ritrovamenti di fibule con
nucleo di ambra e il pettorale a doppia protome ornitomorfa ad esempio
provenienti da Colle Badetta di Tortoreto Alto che trovano confronti con
esemplari in area liburnico-japodica16.
Felice
Di Maro
fedimaro@tin.it
fedimaro@tin.it
* Secondo contributo su
Truentum, il primo è in ilquotidiano.it. Si
ringrazia la Dott.ssa Federica Cancrini, Polo bibliotecario del Dip.to di
Studi Umanistici dell'Università di Macerata, per l'attenzione e la
disponibilità per agevolare le ricerche bibliografiche. Non poco debbo alla Sig.ra
Domini Barbara, Biblioteca
Multimediale "Giuseppe Lesca" Di San Benedetto Del Tronto, e alla
Biblioteca della Soprintendenza archeologica delle Marche di Ancona. Un
ringraziamento all’amico Roberto D’Ambrosio che ha accolto quest’articolo sul
sito della Scuola Blu di Martinsicuro.
1) AA.VV.
Antiquarium di CastrumTruentinum, Castellalto
(Te) Editpress, 2009, pp.9-16. In seguito ACT.
2) ACT, VII.3,R. Staffa, L’individuazione
dell’antica linea di costa, p.41.
3) C. Arias, Resti di un villaggio piceno
a Martinsicuro, in Atti Soc. Tosc.Nat. serie A., 72, 1965 pp. 286-287. In
seguito Arias.
4) Arias, p. 289.
5) Arias, pp.289-292.
6) ACT, p.19.
7) ACT, p.23 foto 27 e in pagina,quadro 27 seconda parte:L’abitato di Colle Di Marzio.
8) ACT, p. 25 foto 33.Visibile a Martinsicuro presso Antiquarium di
CastrumTruentinum: sala 1, in vetrina con il n.13.
9) Pier
Giovanni Guzzo,Dauni, Enciclopedia Italiana - V Appendice
1991, XII, p. 409.
10) C. PliniusSecundus, NaturalisHistoria,
III, XIII, 110: Truentum con il suo
fiume (che è il Tronto con nome odierno), unici resti dei Liburni in Italia.
11) Strabone, V, 4, 2. ACT p.31.
12) s.v. nota 8.
13) s.v. nota 8.
14) G. De Iuliis, L’insediamento
protostorico di Colle Di Marzio di Martinsicuro, p.13. G. De Iuliis
15) M. Luni Itinerari transappenninici e
scali marittimi, (I) p. 144, Fig.144 in Le vie e i luoghi dello scambio in
Piceni - Popolo d’Europa - Catalogo Mostra Piceni, Francoforte su Meno,
novembre 1999 – Edizioni De Luca.