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lunedì 30 maggio 2016

Un indicatore dei commerci con la Daunia alla foce del Tronto*



Torniamo a parlarvi di Felice Di Maro e dei suoi interessanti articoli sull'archeologia della nostra cittadina. Buona lettura a tutti!


Un indicatore dei commerci con la Daunia alla foce del Tronto*


A Giuseppe Maggi e Luigi Necco
in ricordo dell’approdo di Ercolano

Tra il 1991 e il 1993 veniva individuato il sito della città diTruentum anche nota come CastrumTruentinum  nella località Case Feriozzi di Martinsicuro1. L’area di scavo veniva formalmente riconosciuta come area archeologica nel 2001 e fra il 2002 e 2004 veniva condotta una prima ampia esplorazione anche sul sito di Colle Di Marzio da cui ha avuto origine l’insediamento alla foce del Tronto. Dalla Fig.1 si vede come per la sua posizione questo insediamento collinare dominava la vallata del fiume Tronto e per il suo sbocco sul mare sicuramente svolgeva funzioni di approdo portuale. Al riguardo si tenga conto che il mare è arretrato di circa 1200 metri “mentre mutamenti molto più contenuti” come dice Staffa si sono “verificati nel tratto finale del fiume prima della foce, che risulta attualmente ubicato soli 60/80 a nord dell’alveo d’epoca romana” 2


Colle Di Marzio si è rivelato un abitato protostorico che era già stato individuato con limitati scavi negli anni Cinquanta del secolo scorso quando è stato messo in luce un fondo di capanna scavato sul fianco della collina la cui sommità era stata in tempi recenti trasformata in un laghetto. Sia con l’adattamento della sommità del colle e sia con lavori agricoli il villaggio è andato distrutto3. Il deposito pur essendo stato in parte intaccato dai lavori agricoli ha restituito frammenti di ceramica della cultura picena. Due sono le categorie, impasto grossolano, 164 pezzi4, e quella di impasto più depurato e di accurata esecuzione con 88 frammenti5.

I dati archeologici testimoniano l’esistenza di due ampi terrazzamenti sui quali sono state documentate una serie di grandi capanne parzialmente interrate sul lato verso il monte sulla parte più alta del versante nord. Il primo e più alto dei due terrazzamenti si è presentato interamente collassato franando ma il secondo si è conservato ed è stato parzialmente protetto dal collasso del terrazzo superiore. Aveva una profondità di m.1.60.-2.00 con piani di vita di almeno due grandi capanne con buchi di palo e focolari e nell’insieme hanno restituito materiale ceramico della tarda età del bronzo.

Con gli scavi dell’Università di Pisa del 1960 e con quelli recenti del 2003-2004 della Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo sono state documentate ceramiche anche ceramiche protogeometriche6 dei secoli XI-X a. C. che testimoniano contatti commerciali che dovevano essersi sviluppati con il primitivo approdo naturale esistente alla foce del fiume. Tali materiali hanno una cronologia tra la media età del bronzo e la tarda età del bronzo nonché la prima età del ferro. Durante le stesse campagne di scavo sono state raccolte tre forme di fusione che documentano un’intensa attività metallurgica e una fornace orizzontale  con scorie di lavorazione in bronzo e in ferro sia sul piano di vita (Unità stratigrafica 1) e sia sul lembo di pavimento in ciottoli (Unità stratigrafica 17). Un elemento in bronzo a T è stato riconosciuto come parte di uno strumento e forse di uno scalpello in bronzo utilizzato per produrre manufatti7.

La ceramica dipinta del tipo Geometrico è rappresentata da un frammento di vaso che è probabilmente da ricondurre ad un’area di produzione dauna8.  Si tratta di un ritrovamento importante (Unità stratigrafica 17) e si pensa che sia giunto a Colle Di Marzio tramite il sottostante approdo naturale che si trovava alla foce del Tronto.  Chiaramente documenta la presenza di ceramica fine da mensa con decorazione geometrica dipinta di colore bruno-nerastro. Viene classificato tra l’XI e il X sec. a.C. e sicuramente fa parte di copie di modelli similari che sono stati importati dal Mediterraneo Orientale. Testimonia attività commerciali attraverso l’Adriatico. Questo frammento che è stato ricomposto è un insieme formato da tre frammenti chiaramente più piccoli e oltre ad aver avviato nuove analisi come reperto archeologico è un indicatore dei commerci con la Daunia, area che ha avuto con l’Egeo frequentazioni di rilievo.

Che la Daunia abbia preso il nome da re Dauno di stirpe illirica, a differenza  delle altre regioni japige che risentirono maggiormente gli influssi ellenici non è documentato. Noto è che  sviluppò contatti con popoli e culture diverse e soprattutto con i Liburni. La civiltà daunia attraversò l'età del ferro presenta fino al IV sec. a.C. caratteristiche di rilievo ma con la romanizzazione perse la propria identità culturale. Il territorio su cui si sviluppò la civiltà daunia comprendeva l'attuale provincia di  Foggia dal fiume Fortore a Nord fino al fiume Ofanto a sud, compresi il Gargano e le prime propaggini appenniniche ad  occidente. Una caratteristica di notevole interesse della civiltà  daunia è costituita dalle stele daunie che sono delle grandi lastre rettangolari scolpite in pietra calcarea.

Ecco come Guzzo la presenta: “Il mito e l'epica greco-arcaici hanno collegato ai D. in specie l'eroe Diomede, che avrebbe fondato Arpi, capitale di quel popolo; a Lucera sarebbe stata venerata un'antichissima statua in legno di Athena Iliaca. Da un punto di vista archeologico, l'identificazione di una cultura materiale definibile ''daunia'' appare possibile almeno dal 9° sec. e la si può seguire fino al 4°-3° sec., in un territorio che, comprendendo sempre l'attuale provincia di Foggia, conosce ampliamenti a destra del fiume Ofanto, fino a Ruvo di Puglia, entro il 6°-5° sec.; in parallelo nel Melfese (attuale provincia di Potenza) le particolarità culturali daunie si possono attestare dalla fine dell'8° a tutto il 5° secolo. Per quanto riguarda il termine cronologico più antico, si è documentata una continuità di frequentazione degli insediamenti ancora dal periodo precedente del Bronzo finale (Monte Saraceno; Punta Manaccore; Coppa Nevigata): tuttavia la possibilità d'identificare una cultura distinta non risale oltre il 9° secolo9.

Guzzo delinea anche un quadro archeologico che con il nostro frammento ben si relaziona. Dice (op.cit. nota 9) che “La produzione più abbondante e caratteristica è costituita dalla ceramica: il 9° e l'8° sec. vedono le classi del Geometrico Protodaunio (Antico, Medio, Tardo) e si tratta anche di ceramica fine da mensa. Il frammento di Colle Di Marzio presenta proprio una decorazione geometrica dipinta di colore bruno-nerastro. Sia nella parte superiore e sia in quella inferiore reca un motivo a zig-zag con triangoli inscritti tra bande orizzontali parallele e bande più larghe. Nella parte centrale presenta un tremulo orizzontale (Pannello 9 Antiquarium di Castrum Truentinum – Martinsicuro s.v. qui anche nota 8).

I primi Greci che vennero in Italia furono i Micenei tra il XIV e l’XI sec. a.C. e sono documentati stanziamenti e traffici poi furono gli Eubei che colonizzarono l’Occidente mentre la penetrazione dei Greci nell’Adriatico e in Italia del Nord pur avendo contatti diretti diversamente dall’isola d’Ischia non fondarono stanziamenti di rilievo. Pithekoussai nell’isola d’Ischia (s.v. D. Ridgway, L'alba della Magna Grecia, Longanesi ed., Milano, 1984 - Giorgio Buchner, Costanza Gialanella, Museo archeologico di Pithecusae, isola d’Ischia, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1994) nasce all’inizio dell’VIII sec. a.C. e successivamente l’area costiera compresa tra il Po e Ancona verrà occupata da Veneti, Umbri e Piceni. L’insieme delle culture dell’età Geometrica che dalla Grecia sono state importante in Italia hanno determinato cambiamenti notevoli non solo negli stili di vita ma complessivamente per l’economia. La  trasmissione delle tecnologie per lavorare i metalli e l’idea di città-stato in seguito sono diventati valori permanenti come anche la rappresentazione artistica della figura umana.

La prima età del ferro, IX-VIII sec. a.C., come le documentazioni archeologiche evidenziano per il Colle Di Marzio alla foce del Tronto e complessivamente tra la zona dell’odierno Abruzzo e le Marche è stata molto importante per il popolamento dell’area. Plinio il Vecchio offre al riguardo anche una notizia che l’archeologia ha documentato. Dice che “Truentum cum amne, quod solum Liburnorum in Italia relicum est”10. Truentum come dice Plinio rappresenta ciò che resta dell’insediamento dei Liburni in Italia e questo significa comunque che l’area era quanto meno frequentata dai Liburni e poiché provenivano dall’altra sponda dell’Adriatico avevano in loco una base funzionale presso l’approdo alla foce del Tronto e quindi con il villaggio, oggi denominato Colle Di Marzio.

I Liburni, Λιβουρνοί, erano un popolo dell'Illiria, parte occidentale della penisola balcanica verso la costa sud-orientale del Mare Adriatico, aveva lingua indoeuropea. Le principali città erano Apollonia, Epidamno, Skodra (l'odierna Scutari in Albania) e Rhizon (Risano, oggi in Montenegro). In base a dati toponomastici si può pensare che i Liburni avessero anche in Italia forse più sedi oltre a quella alla foce del Tronto. Non è da escludere che sulla costa del Piceno potessero esistere altri stanziamenti almeno considerando che quando i Corinzî fondarono la colonia di Corcira avrebbero forse cacciato una preesistente popolazione liburnica.

Chiaro appare che i Liburni giocavano un ruolo importante a livello di traffici commerciali. Strabone presentando l’area dice che «….poiché il Tronto risulta navigabile per qualche miglio controcorrente, il luogo offrì, per la modesta proporzione dei primi tempi, innumerevoli vantaggi per lo sviluppo del traffico. E poiché dominava il passaggio fluviale e in più il collegamento della via Salaria con la strada della costa, ha acquistato un’importanza oltre che mercantile strategica» e l’archeologia con i reperti del Colle Di Marzio ha documentato questi traffici in relazione ai “primi tempi“ dei quali parla11 e che non possiamo naturalmente datare con esattezza. 

Con questo quadro il frammento di vaso12 si presenta come un indicatore dei commerci con la Daunia alla foce del Tronto ed è quanto meno pensabile che sia stato scambiato insieme ad altri pezzi tramite l’attivismo dei Liburni. Si tenga conto che sulla parte orientale dell’Adriatico i greci non riuscivano direttamente a fare scambi per le ben note bocche di Cattaro perché erano frequentate dai pirati: sono una serie di insenature della costa - odierno Montenegro -  che essendo costituite da ampi valloni fra loro collegati si inseriscono profondamente nell'entroterra. Il fenomeno della pirateria è ricorrente ma non è sempre intenso e non è detto che possa aver sempre condizionato i traffici. Ecco allora che il ruolo dei Liburni potrebbe anche essere inteso come garanti nel senso che non partecipavano direttamente a questi traffici ma non li ostacolavano.

A sud e lungo le coste del Mare Adriatico in generale gli illiri subirono molto l'influenza dei greci, l'odierna città di Durazzo si sviluppò da una colonia greca, Epidamno, fondata alla fine del VII secolo a.C. Un'altra famosa colonia greca, Apollonia sorse tra Durazzo e la città portuale di Valona. Gli illiri scambiavano bestiame, cavalli, prodotti agricoli e forgiati nel rame locale e nel ferro nonché beni di lusso. Chiaramente furti, guerre e attivismo dei mercenari nonché pirateria  erano attività ordinarie tra le popolazioni illiriche e proprio i pirati furono una lunga piaga per le imbarcazioni che solcavano l'Adriatico
Fig.2 da M. Luni in  Piceni – Popolo d’Europa, Le vie e i luoghi dello scambio  – I. Itinerari e scali marittimi, Fig.112 p.144.

La Fig. 2 mostra le direttrici degli scambi e sono indicate le rotte  sull’Adriatico tra la tarda età del Bronzo e l’età del Ferro e come si vede si orientano tra sud nord e viceversa. De Iuliis13 recentemente ha scritto che “in merito alla presenza di ceramica dipinta pugliese”, riferendosi ai rinvenimenti di  Colle di Marzio e di Fortellezza di Tortoreto Alto, queste località “potevano essere degli scali intermedi sulla rotta che metteva in contatto la Daunia con il Caput Adriae e la slovenia nella quale è diffusa la presenza di questa classe ceramica, presenza con ogni probabilità è da collegare all’approvvigionamento del ferro sloveno”.

Piceni del Colle Di Marzio e Liburni che facevano parte dell’Illiria scambiavano oggetti di metallo e chiaramente il nostro frammento13 poiché proviene da una stratigrafia di scavo sicura ci indica che esisteva una rete commerciale14 della quale Colle Di Marzio ne era uno degli approdi. In Fig.3, Luni presenta la frequentazione della rotta costiera occidentale e orientale dell’Adriatico e così la descrive: “Ormai certa è la frequentazione della rotta costiera occidentale verso la Magna Grecia e la stessa Grecia, con attraversamento dell’Adriatico nello stretto di Otranto. Essa era utilizzata unitamente a quella lungo la costa occidentale, con traversata all’altezza di Zara (Croazia) e del Conero (Ancona), nel punto di minore larghezza15.
Fig.3 da G. De Iuliis, L’insediamento protostorico di Colle Di Marzio di Martinsicuro, p.15, Fig.5.

Chiaramente sono esistite sia quella occidentale e sia quella orientale. Se fosse stata attiva solo quella occidentale risulterebbero non comprensibili i ritrovamenti di fibule con nucleo di ambra e il pettorale a doppia protome ornitomorfa ad esempio provenienti da Colle Badetta di Tortoreto Alto che trovano confronti con esemplari in area liburnico-japodica16.

Felice Di Maro
fedimaro@tin.it



* Secondo contributo su Truentum, il primo è in ilquotidiano.it. Si ringrazia la Dott.ssa Federica Cancrini, Polo bibliotecario del Dip.to di Studi Umanistici dell'Università di Macerata, per l'attenzione e la disponibilità per agevolare le ricerche bibliografiche. Non poco debbo alla Sig.ra Domini Barbara, Biblioteca Multimediale "Giuseppe Lesca" Di San Benedetto Del Tronto, e alla Biblioteca della Soprintendenza archeologica delle Marche di Ancona. Un ringraziamento all’amico Roberto D’Ambrosio che ha accolto quest’articolo sul sito della Scuola Blu di Martinsicuro. 


1) AA.VV. Antiquarium di CastrumTruentinum, Castellalto (Te) Editpress, 2009, pp.9-16. In seguito ACT. 
2) ACT, VII.3,R. Staffa, L’individuazione dell’antica linea di costa, p.41.
3) C. Arias, Resti di un villaggio piceno a Martinsicuro, in Atti Soc. Tosc.Nat. serie A., 72, 1965 pp. 286-287. In seguito Arias.
4) Arias, p. 289.
5) Arias, pp.289-292.
6) ACT, p.19.
7) ACT, p.23 foto 27 e in pagina,quadro 27 seconda parte:L’abitato di Colle Di Marzio.
8) ACT, p. 25 foto 33.Visibile a Martinsicuro presso Antiquarium di CastrumTruentinum: sala 1, in vetrina con il n.13.
9) Pier Giovanni Guzzo,Dauni, Enciclopedia Italiana - V Appendice 1991, XII, p. 409.
10) C. PliniusSecundus, NaturalisHistoria, III, XIII, 110:  Truentum con il suo fiume (che è il Tronto con nome odierno), unici resti dei Liburni in Italia.
11) Strabone, V, 4, 2. ACT p.31.
12) s.v. nota 8.
13) s.v. nota 8.
14) G. De Iuliis, L’insediamento protostorico di Colle Di Marzio di Martinsicuro, p.13. G. De Iuliis
15) M. Luni Itinerari transappenninici e scali marittimi, (I) p. 144, Fig.144 in Le vie e i luoghi dello scambio in Piceni - Popolo d’Europa - Catalogo Mostra Piceni, Francoforte su Meno, novembre 1999 – Edizioni De Luca.
16) G. De Iuliis (op.cit. nota 14) 14. R. Iezzi, La necropoli di Colle Badetta a Tortoreto. Scavi 1894-1895 , in Museo Civico Archeologico “F.Salvini” Teramo, a c. di P. Di Felice, V. Torrieri, Teramo 2006, pp.67-72: a pp. 67-69, figg. 1, 4.