Riguardo
l'impianto di stoccaggio di gas nel sottosuolo di San Benedetto del Tronto [1]
avevamo già affrontato l'argomento nel 2012 [2] [3]. Non avendo
pre-giudizi nei confronti degli impianti di stoccaggio avevamo mostrato un
certo interesse nel progetto. Tuttavia dopo il terremoto del 2012 in Emilia Romagna [4],
dopo il Rapporto Ichese (che ha mostrato le lacune strumentali necessarie a
stabilire se la causa del terremoto sia stata proprio l'attività di stoccaggio)
e dopo alcuni recenti (2014) studi geofisici di ricercatori italiani e non,
abbiamo cambiato opinione.
Restiamo
favorevoli agli impianti di stoccaggio da realizzarsi dove i rischi sono bassi
per la popolazione. Ma evidentemente queste condizioni a San Benedetto del
Tronto non esistono e quindi siamo contrari per una serie di motivi che qui
cerchiamo di sintetizzare in quattro punti.
1.
L'area dell'impianto di stoccaggio è potenzialmente soggetta a fenomeni di
liquefazione in occasione di eventi sismici significativi (Mw ≥ 5). Infatti i
terreni di copertura, spessi mediamente 15÷25 metri, dati da sabbie, sabbie
ghiaiose con livelli limoso-argillosi, sono immersi nella falda acquifera (la
soggiacenza della falda acquifera è circa 3÷5 metri dal pc attuale). Tale problematica
è ben rappresentata negli Studi di Microzonazione Sismica di Livello 1 del
Comune di San Benedetto del Tronto: l’area dell'impianto ricade in una zona di
attenzione (ZA) per liquefazione ed in particolare in una “zona suscettibile di
instabilità soggetta a fenomeni di liquefazione”.
2.
Nel sottosuolo del Comune di San Benedetto del Tronto e ad Ovest del territorio
comunale sono presenti due sorgenti
sismogenetiche (INGV) denominate rispettivamente Southern Marche
off-shore e Southern Marche [5]: si tratta di un insieme di faglie
attive con cinematismo di tipo inverso poste alla profondità di 3÷9 km dal
piano campagna. Queste due sorgenti sismogenetiche appartengono alla Zona
Sismogenetica 53 (Zonazione sismogenetica del territorio nazionale ed aree
limitrofe - INGV) caratterizzata principalmente da faglie inverse. Le stime per
queste due sorgenti sismogenetiche forniscono una magnitudo momento Mw attesa
pari rispettivamente a 5.5 e 5.9. Di queste due sorgenti sismogenetiche quella
che deve destare più preoccupazione, in relazione all'impianto di stoccaggio, è
la Southern Marche off-shore in quanto posta al di sotto del Comune di San
Benedetto del Tronto alla profondità di 3÷6.5 km dal piano campagna.
3.
A ciò va aggiunto che dall’esame della World Stress Map, un progetto
geofisico di carattere mondiale, ci sono indicatori di stress tettonico
provenienti da due pozzi profondi per la ricerca di idrocarburi ovvero dati di
rottura dei fori di tipo "well bore breakout orientation from analysis of
individual breakout". Un primo dato deriva proprio dal pozzo presente
nell'area di stoccaggio: nel 1989 è stata osservata una rottura lunga 58 metri con direzione di
stress tettonico SH azimuth (ovvero l'asse principale orizzontale)
pari a 101°; top of breakout interval 2029 metri e bottom of
breakout interval 2152
metri. Un secondo dato deriva da un pozzo profondo
presente ad Ovest di San Benedetto del Tronto: nel 1982 è stata osservata una
rottura lunga 180 metri
con direzione di stress tettonico SH azimuth (ovvero l'asse
principale orizzontale) pari a 14°; con top of breakout interval a 3275 metri e bottom of
breakout interval a 4017
metri. Questi dati indicano la direzione dello stress
tettonico ma non il valore. Quindi allo stato attuale delle conoscenze si
ritiene che la presenza delle sorgenti sismogenetiche Southern Marche off-shore
e Southern Marche, nonché dei dati di "well bore breakout orientation from
analysis of individual breakout", siano sufficienti per affermare che vi è
un alto fattore di rischio sismico legato all'attività di stoccaggio
dell'impianto di San Benedetto del Tronto. Eventuali attività di immissione e
prelievo di gas nel sottosuolo possono innescare, anticipandola, l'attività
sismica delle due sorgenti sismogenetiche in particolar modo quella denominata Southern
Marche off-shore (più prossima all'impianto di stoccaggio). Si ricorda che
(dati INGV) il tempo di ricorrenza di terremoti con massima magnitudo attesa
per la sorgente sismogenetica di Offida (che rientra nella più generale
sorgente sismogenetica Southern Marche) è compresa tra 800÷4000 anni. Tuttavia
è ampiamente dimostrato che l'attività antropica di stoccaggio di gas può
anticipare, fungendo da detonatore, la rottura lungo faglie pre-esistenti poste
nelle vicinanze dell'impianto. E nel sottosuolo di San Benedetto del Tronto c'è
la sorgente sismogenetica Southern Marche off-shore; a qualche decina di km c'è
la sorgente sismogenetica Southern Marche; e sempre a qualche km di distanza
c'è la sorgente sismogenetica di Offida.
Esempio
di "well bore breakout orientation from analysis of individual
breakout" tratto da: J. Reinecker, M. Tingay and B. Müller - Borehole
breakout analysis from four-arm caliper logs.
|
4.
Altro aspetto da considerare è il fenomeno della
subsidenza che, a seguito del carico e dello scarico del serbatoio naturale, potrebbe provocare un cedimento
diffuso nei terreni coinvolti anche nell’ordine di diversi centimetri che potrebbero provocare lesioni su
edifici e strutture varie.
Staff
Scuola Blu
Reference
·
Heidbach, O., Tingay, M., Barth, A., Reinecker, J., Kurfeß, D., Müller, B., The
World Stress Map based on the database release 2008, equatorial scale 1:46,000,000,
Commission for the Geological Map of the World, Paris,
doi:10.1594/GFZ.WSM.Map2009, 2009.
·
Basili R., G. Valensise, P. Vannoli, P. Burrato, U. Fracassi, S. Mariano, M.M.
Tiberti, E. Boschi (2008), The Database of Individual Seismogenic Sources
(DISS), version 3: summarizing 20 years of research on Italy's earthquake
geology, Tectonophysics, doi:10.1016/j.tecto.2007.04.014
·
DISS Working Group (2010). Database of Individual Seismogenic Sources (DISS),
Version 3.1.1: A compilation of potential sources for earthquakes larger than M
5.5 in Italy and
surrounding areas. http://diss.rm.ingv.it/diss/, © INGV 2010 - Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - All rights reserved;
DOI:10.6092/INGV.IT-DISS3.1.1