Questo post ha preso spunto da più cose. Per primo, volevo conservare il meglio dei dépliant informativi riportati in ufficio dalla fiera di Rimini prima che diventassero carta riciclata. Ho rivisto quindi il dépliant principale della fiera, quello ritraente la mano bianca di un robot che tiene delicatamente una foglia tra le dite, tiene il picciolo.
Ho pensato ai robot che giravano in fiera, da solarino, alle macchine computerizzate in grado di selezionare i polimeri, selezionare la frazione organica/non organica, rimuovere i metalli, fino ai sensori di vento e pioggia applicabili alle tendeda sole/fotovoltaiche in grado di arrotolarle e srotolarle in base alle necessità.
Ho associato tutto questo alla prefazione del libro “VISIONI DI ROBOT” di Isaac Asimov che è ricca di curiosità e particolari.
E’ venuto fuori questo post un po’ disordinato. Una carrellata delle cose più interessanti viste in fiera; nel salutare tutta questa carta che prenderà la via del riciclaggio, magari attraverso l’aiuto di un robot che la separa da altre frazioni impure, in fondo al post, riporto uno stralcio della prefazione di questo libro. A qualcuno verrà in mente un regalo di Natale.
Si parte.
L’immagine sotto, ritrae la scansione – lettura del codice a barre – di un secchio di raccolta dell’organico. In un futuro non lontano, ma qualcuno già lo fa ora, anche a Martinsicuro si potrebbe pensare di far pagare i rifiuti prodotti in base al peso. Così il codice a barre è identificativo della famiglia X e gli viene associato il peso Y raccolto il tal gg/mm/aa.
Immagine tratta dal dépliant della IDEALSERVICE Soc. Coop. di Pasian di Prato (UD) |
Spesso avete a che fare con vecchia tecnologia che non sapete dove buttare. Beh, questa ditta acquista telefoni cellulari e relative batterie. Tutti i materiali rari contenuti al loro interno potranno prendere una nuova vita e rientrare a far parte di un nuovo ciclo di produzione. Ci sono altre ditte che raccolgono questa vecchia tecnologia. Basta cercare in rete le ditte a noi più vicine. Questo è un esempio.
Avevate dubbi sullo smaltimento dei pannelli fotovoltaici? Leggete questo accordo.
Ditte come questa già sono operative per lo smaltimento.
Qui ci sono altre informazioni sui costi attuali di smaltimento. E si dice chiaramente che "Se ancora restano dei dubbi sullo smaltimento dei moduli fotovoltaici si provi a chiamare una ditta di smaltimento. Risponderanno che allo stato attuale delle cose lo smaltimento dei moduli fotovoltaici costa circa 250 € /tonnellata di materiale da smaltire. Per fissare le idee un impianto da 3 kWp è mediamente composto da 15 moduli fotovoltaici dal peso di circa 18 Kg. Il peso complessivo sarà pertanto di 270 Kg = 0,27 Tonnellate. Il costo per lo smaltimento di un impianto da 3kWp costerà pertanto circa 70 €. "
Seguono alcuni consigli per la pubblica amministrazione. Alcuni comuni italiani hanno già fatto accordi …
Seguono alcuni consigli per la pubblica amministrazione. Alcuni comuni italiani hanno già fatto accordi …
…per realizzare questi progetti:
Esempio di illuminazione a LED ...
sull’illuminazione pubblica, si ascolti anche:
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=distribuzione-lampione-intelligente-smart-city-energia
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=distribuzione-lampione-intelligente-smart-city-energia
Ora, alcune parti della PREFAZIONE del libro “VISIONI DI ROBOT” di Isaac Asimov.
“Che cos’è un robot? …
Un robot è una macchina computerizzata capace di svolgere quei compiti che soltanto gli uomini, tra gli esseri viventi, riescono ad assolvere, compiti di una tale complessità che nessuna macchina non computerizzata è in grado di affrontare.
…
Gli antichi, non potendo disporre dei computer, dovettero trovare altre soluzioni per instillare abilità quasi-umane negli oggetti artificiali, e fecero ricorso a vaghe forze soprannaturali e a poteri divini che non erano alla portata degli uomini.
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I cretesi, all’epoca del massimo splendore dell’isola, sembrava avessero un gigante di bronzo, Talos, che pattugliava incessantemente le spiagge per respingere gli attacchi dei nemici.
La storia sui robot di epoca medievale a noi più nota è quella del Rabbino Loew, ambientata a Praga del sedicesimo secolo. Il Rabbino foggia con la creta un essere umano artificiale, un robot, proprio come Dio aveva creato Adamo. Un oggetto di creta, tuttavia, per quanto potesse somigliare ad un essere umano, restava una “sostanza informe” (il termine ebraico è “golem”) in quanto gli mancavano gli attributi della vita. Il Rabbino Loew dà al suo golem questi attributi invocando il nome sacro di Dio, e affida al robot il compito di proteggere la vita degli ebrei perseguitati.
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Ma fino al 1920 (che per coincidenza è l’anno della mia nascita) nessuno impiegò il termine robot. In quell’anno un drammaturgo cecoslovacco, Karel Capek, scrisse R.U.R., un testo teatrale che ha per protagonista un inglese, Rossum, che produce in serie esseri umani artificiali destinati, nelle intenzioni del costruttore, a liberare gli uomini dai lavori più faticosi e permettere loro di condurre un’esistenza agiata e confortevole.
Capek chiamò i suoi esseri umani artificiali “robot”, una parola cecoslovacca che significa “lavoratori forzati” o “schiavi”. E infatti la sigla che dà il titolo all’opera teatrale sta per “Rossum’s Universal Robots”, il nome della fabbrica del protagonista.
In questo testo, tuttavia, quello che chiamo “il complesso di Frankenstein” assume toni ancora più catastrofici. Mentre il mostro di Mary Shelley distrugge soltanto Frankenstein e la sua famiglia, i robot di Capek cominciano a provare emozioni e, ribellandosi alla loro condizione di schiavi, cancellano la razza umana.
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Negli anni trenta ero un accanito lettore di fantascienza, così ebbi modo di stancarmi delle trame trite che vedevano i robot recitare il ruolo dei cattivi. Io non li consideravo pericolosi. Per me erano macchine, macchine tecnologicamente avanzate ma pur sempre macchine. Potevano essere pericolose, d’accordo, ma si poteva dotarle di congegni di sicurezza. E se anche questi congegni si fossero rivelati difettosi o inadeguati, o se non avessero retto a stress imprevisti, i costruttori avrebbero potuto sfruttare quest’esperienza per mettere a punto modelli più affidabili.
Dopo tutto le novità presentano sempre un pericolo. La scoperta del linguaggio introdusse la comunicazione, e le bugie. La scoperta del fuoco introdusse la cottura dei cibi, e l’incendio doloso. La scoperta della bussola migliorò la navigazione, e portò alla distruzione delle antiche civiltà del Messico e del Perù. Le automobili sono meravigliosamente utili, ma ogni anno uccidono migliaia di persone. I progressi della medicina hanno salvato la vita a milioni di persone, ma hanno intensificato l’esplosione demografica.
…
Campbell [l’editore di ASIMOV] mi spinse a rendere esplicite le mie idee sui fattori di sicurezza, e io lo accontentai nella mia quarta storia sui robot, … A pagina 100 di quel numero, nella parte alta della prima colonna (si dà il caso che me ne ricordi perfettamente) uno dei miei personaggi dice ad un altro: “Senti, partiamo dalle Tre Leggi Fondamentali della Robotica”.
E pensare che non avevo mai letto nulla di Asimov fino ad alcuni mesi fa. Il potere della rete. Tuttavia conoscevo già alcune cose come questa qui sotto.
Dal minuto 6.45, dove un simpatico robot di nome robowski rammenta ad Astro Boy che: “Un robot non può danneggiare un umano, essere causa di alcun male ad un umano, bla bla bla, noia noia noia”.