Nell’intero territorio
nazionale sono in corso degli studi geologici detti Studi
di Microzonazione Sismica (Studi MS). Se non ne avete sentito parlare ne
sentirete a breve perché riguarderanno tutti i comuni d’Italia. Si tratta di
determinare all’interno di un dato comune quali aree risultano omogenee dal
punto di vista sismico. Ci sono aree
stabili, aree stabili ma
suscettibili di amplificazione sismica e infine aree instabili.
Proviamo ad entrare più in
dettaglio facendo anche alcuni esempi.
I terremoti sono rotture
della crosta terrestre (le cosiddette faglie) e della parte rigida del mantello
che avvengono a varie profondità: da pochi km sotto la superficie terrestre
fino a circa 800 km di profondità. Al verificarsi di una rottura, si propagano
le onde sismiche fino alla superficie.
In superficie, in alcune aree, le onde sismiche possono essere amplificate mentre in altre possono essere smorzate. Nel primo caso registreremo maggiori danni agli edifici. Queste aree sono definite stabili ma suscettibili di amplificazione sismica.
In superficie, in alcune aree, le onde sismiche possono essere amplificate mentre in altre possono essere smorzate. Nel primo caso registreremo maggiori danni agli edifici. Queste aree sono definite stabili ma suscettibili di amplificazione sismica.
In altre aree le rotture
della crosta terreste possono arrivare a giorno, in superficie, producendo
delle deformazioni permanenti del terreno. Queste faglie che affiorano in
superficie si chiamano attive e capaci. Le aree comunali interessate da faglie
attive e capaci saranno definite zone instabili.
Altro caso è quello delle
aree interessate dal fenomeno della liquefazione delle sabbie sotto falda
acquifera. A piccola scala, è quello che abbiamo visto in Emilia Romagna di
recente.
http://www.claudiarocchini.it/blog/wp-content/uploads/2012/06/7313838450_107ce6b7fe_o-Large.jpg |
|
A grande scala, qui sotto.
Nei comuni costieri come il
nostro si dovranno individuare “zone stabili”, “zone stabili ma suscettibili di
amplificazione sismica” e l’eventuale presenza di “zone instabili”. Per quanto
riguarda queste ultime, data la presenza di un’ampia pianura costiera, sabbiosa
e sotto falda acquifera, il principale fenomeno da studiare è la liquefazione
delle sabbie. Non sono presenti invece faglie attive e capaci, quelle rotture
della crosta terrestre che si propagano fino alla superficie.
Approfondiamo in un prossimo post.
Approfondiamo in un prossimo post.