Riporto un'intervista a cura di Emanuela Gialli apparsa su
Le ‘Ferrari’ della scienza
Il FermiLab
di Chicago e il Cern di Ginevra, guidati da due italiani, Pier Oddone e Sergio
Bertolucci, in corsa, alla ricerca della particella che ha dato origine alla
massa di tutte le altre particelle. L'intervista a Bertolucci
E’ così è stata posta la parola “fine” sui neutrini superluminali, cioè più veloci della luce, che l’esperimento Opera aveva misurato meno di un anno fa e che gli scienziati dello stesso progetto scientifico hanno pochi giorni fa sconfessato, insieme ad altri tre studi in corso nei Laboratori del Gran Sasso: Icarus, di Rubbia, Borexino ed Lvd.
Altre menti,
oltreoceano, hanno contribuito a segnare la linea del traguardo finale alla
corsa del neutrino superveloce. Al FermiLab di Chicago, il più grande
acceleratore di particelle al mondo, prima che venisse realizzato l’LHC nel
Cern di Ginevra, i ricercatori hanno eseguito la stessa misurazione, con esito
analogo.
Nel Laboratorio intitolato al fisico italiano Enrico Fermi, situato a Batavia, circa 40 km a ovest di Chicago, ad aprile del 2011 è stata trovata una nuova particella elementare, forse un “gluone” o un “bosone”, risultato della collisione protone-antiprotone realizzata nell’acceleratore Tevatron, ad energia elevatissima. E qui, nel Centro di Ricerche di Chicago, diretto da Pier Oddone, Televideo ha raggiunto Sergio Bertolucci, direttore della ricerca al Cern di Ginevra, dove, nell’LHC-Large Hadron Collider, si fanno scontrare protone con protone, ad un’energia sei volte superiore.
Nel Laboratorio intitolato al fisico italiano Enrico Fermi, situato a Batavia, circa 40 km a ovest di Chicago, ad aprile del 2011 è stata trovata una nuova particella elementare, forse un “gluone” o un “bosone”, risultato della collisione protone-antiprotone realizzata nell’acceleratore Tevatron, ad energia elevatissima. E qui, nel Centro di Ricerche di Chicago, diretto da Pier Oddone, Televideo ha raggiunto Sergio Bertolucci, direttore della ricerca al Cern di Ginevra, dove, nell’LHC-Large Hadron Collider, si fanno scontrare protone con protone, ad un’energia sei volte superiore.
Due italiani
alla guida di due “Ferrari” della scienza. Vecchio e Nuovo Continente insieme
per trovare il “bosone di Higgs”, la particella che, in base alla teoria dello
fisico scozzese Peter Higgs, formulata insieme ai colleghi belgi Francois
Englert e Robert Brout ormai 50 anni fa, dà, o darebbe, origine alla massa di
tutte le altre particelle.
Il neutrino è
ormai storia dimenticata, professor Bertolucci? Noi come Cern siamo entrati nell’esperimento Opera solo per l’invio del
fascio di neutrini. Il problema è che quando c’è lo “start” si deve dare anche
lo “stop”. Comunque, il merito è stato quello di ottenere una misurazione più
che precisa sulla velocità del neutrino, molto, molto vicina a quella della
luce.
Chicago chiama
Ginevra per un importante appuntamento, l’ICHEP, International Conference on
High Energy Physics, la conferenza biennale sulla Fisica Particelle, che
quest’anno si tiene a Melbourne, in Australia, dal 5 all’11 luglio. Novità in
arrivo? Non posso anticipare nulla. Posso solo dire che noi
siamo abbastanza sicuri che entro l’anno avremo dati sufficienti o a trovare la
particella di Higgs o a dimostrare che la teoria che la prevedeva è sbagliata.
Il suo tono è convinto, sembra tradire un certo ottimismo, professor Bertolucci. Anche qui mi faccia solo dire che, prima della fine dell’anno scorso avevamo un ago nella prateria, come quella che ho davanti agli occhi in questo istante (il Complesso del Fermilab di Batavia, ndr); alla fine del 2011 la prateria si è ristretta a un orticello. Siamo cioè riusciti a ricreare l’Universo un millesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang. Perché da questa espansione ha avuto inizio gran parte della Fisica moderna.
Il bosone di Higgs. Ormai anche noi profani ci siamo abituati a questa terminologia, come d’altronde abbiamo imparato a parlare di “spread”, differenziali e rendimenti di titoli di Stato. Il bosone, dicevamo: e se lo trovate? Dobbiamo studiarne le caratteristiche per vedere se c’è nuova Fisica. Tra l’altro la teoria di Higgs non dice quanta massa ha questa particella, ad esempio.
Il suo tono è convinto, sembra tradire un certo ottimismo, professor Bertolucci. Anche qui mi faccia solo dire che, prima della fine dell’anno scorso avevamo un ago nella prateria, come quella che ho davanti agli occhi in questo istante (il Complesso del Fermilab di Batavia, ndr); alla fine del 2011 la prateria si è ristretta a un orticello. Siamo cioè riusciti a ricreare l’Universo un millesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang. Perché da questa espansione ha avuto inizio gran parte della Fisica moderna.
Il bosone di Higgs. Ormai anche noi profani ci siamo abituati a questa terminologia, come d’altronde abbiamo imparato a parlare di “spread”, differenziali e rendimenti di titoli di Stato. Il bosone, dicevamo: e se lo trovate? Dobbiamo studiarne le caratteristiche per vedere se c’è nuova Fisica. Tra l’altro la teoria di Higgs non dice quanta massa ha questa particella, ad esempio.
Il bosone è
stato creato dall’esplosione del Big Bang? Noi studiamo
l’Universo a partire da questo momento. Ma l’Universo c’era anche prima. Poi
quell’Universo a un certo punto, 13,7 miliardi di anni fa, non è che è esploso,
si è espanso. Non c’è stata un’esplosione, ma un’espansione. E sono stati
creati lo spazio e il tempo.
Il Big Bang è stato l’assestamento finale, l’epilogo di una fase di cambiamenti? Sì, l’Universo si è formato nei primi tre minuti dal Big Bang e 13,7 miliardi di anni fa il tempo ha cominciato a scorrere. Di questa espansione nell’Universo è rimasta la eco. Si studia anche questo suono.
Il Big Bang sembra quasi un dogma scientifico, professor Bertolucci. Direi di no, è basato il principio sull’osservazione. Se lei ha una cosa che si espande e va avanti a una certa velocità può fare l’esercizio di ritornare indietro, no? E si riesce così a capire quanto tempo ci vorrebbe per far tornare tutte le cose insieme in un solo punto.
Il Big Bang è stato l’assestamento finale, l’epilogo di una fase di cambiamenti? Sì, l’Universo si è formato nei primi tre minuti dal Big Bang e 13,7 miliardi di anni fa il tempo ha cominciato a scorrere. Di questa espansione nell’Universo è rimasta la eco. Si studia anche questo suono.
Il Big Bang sembra quasi un dogma scientifico, professor Bertolucci. Direi di no, è basato il principio sull’osservazione. Se lei ha una cosa che si espande e va avanti a una certa velocità può fare l’esercizio di ritornare indietro, no? E si riesce così a capire quanto tempo ci vorrebbe per far tornare tutte le cose insieme in un solo punto.
Mi scusi, ma sa
è che siamo a volte troppo empirici e poco concettuali. Spiego meglio perché l’universo quando si espande crea spazio e tempo.
Immagini di stare sulla superficie di un palloncino di gomma che si gonfia. In
qualsiasi punto lei si trovi, ogni punto intorno a lei si allontana, mano mano
che il palloncino cresce.
FermiLab di
Chicago, Cern di Ginevra. Non c’è rivalità tra America ed Europa? Guardi, al Cern lavorano 1800 fisici americani. Al Cern vi sono più di 100
nazionalità di fisici, 3 mila dei quali danno la caccia al bosone di Higgs ed
hanno in media tra i 28 e i 29 anni. Ogni esperimento ha dato luogo a 1000
dottorati di ricerca. Ci venga a trovare.