Ho appena terminato di leggere DUNE di Frank Herbert. Anche in questo caso, il consiglio di lettura è arrivato dal web, da un blogger. Se dovesse passare da queste parti, troverà come ringraziamento una citazione del libro.
I Fremen erano i supremi maestri della qualità che gli antichi chiamavano «spannungsbogen»: l’imposizione volontaria di un indugio fra il desiderio di una cosa e l’atto di procurarsela.
dalla «Saggezza di Muad’Dib», della Principessa Irulan
Ho deciso che, passato il tempo necessario alla sedimentazione di alcune informazioni, lo rileggerò. Pensate che mi è capitato, in più di un’occasione, di versarmi dell’acqua in un bicchiere, fermarmi e pensare ad Arrakis. Assurdo no? O semplicemente stupendo.
Lo consiglio anche a voi. In fondo, questo post è per consigliare la lettura di DUNE. Se amate il genere fantascienza o meno. Leggete questo libro. Compratelo, regalatelo.
Ma chi meglio dell’autore può invogliare alla lettura del suo libro? Riporto un piccolo tratto del discorso tenuto da Frank Herbert alla XXII Convention Mondiale di Fantascienza, Los Angeles 1964.
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Su Dune, il fattore dominante è la mancanza d’acqua. L’umidità, non l’acqua, diviene argomento di costante preoccupazione. Le piante devono conservare l’umidità intensificando i sistemi con cui la custodiscono nei deserti della Terra.
E gli uomini devono fare altrettanto.
Quando si giunge agli uomini, uno scrittore ha due possibilità. Può introdursi nella narrazione, e spiegare direttamente al lettore questi sistemi per sopravvivere. In alcuni casi l’ho fatto anch’io: ho fornito dettagli sulle tute distillanti e sugli altri abiti per il deserto, e ho sottolineato l’importanza di recuperare l’acqua eliminata dal corpo. Però esiste una seconda tecnica, molto più efficace: quella di mostrare indirettamente questi fatti, inserendoli nel ritratto generale della cultura. E per inserirli occorre rivolgersi al linguaggio, perché il linguaggio è la carta geografica della cultura. Quello di Dune è pieno di indizi sul rigore del pianeta, alcuni inventati per l’occasione, altri presi a prestito dalle culture primitive dei deserti terrestri.
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Per Angelo: grazie per il libro.